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[FIGHT CLUB: LA CRISI DEL MASCHIO IERI E OGGI]

La fine degli anni '90 è stata, per molti in Occidente, una specie di nirvana. In un’era in cui il fantasma del millennio era una preoccupazione non di poco conto, lo scrittore americano Chuck Palahniuk pubblicò "Fight Club", il suo scabroso romanzo sull'alienazione maschile, che il regista David Fincher adattò per lo schermo, ricadendo in uno dei pochi casi in cui un film diventa migliore del libro da cui è tratto.


La pellicola esce esattamente 25 anni fa, nel settembre del 1999 e racconta di un impiegato anonimo, insofferente alla vita e tormentato dall’insonnia, impersonato da Edward Norton, la cui vita cambia drasticamente dopo aver conosciuto Tyler Durden, interpretato da Brad Pitt, un fabbricante di saponette dalle idee estremiste conosciuto poco prima. I due fondano il “Fight Club”: un circolo clandestino di lottatori che si incontrano negli scantinati per sfogare la rabbia e la frustrazione della classe media. La situazione sfuggirà al controllo di entrambi, tramutandosi nel progetto Mayhem, una vera e propria associazione terroristica anarchica.


ll narratore è un uomo solo, disilluso e insonne. Vive lavorando e acquistando oggetti per cercare soddisfazione e completezza, non sembra nutrire particolare interesse nei confronti delle donne, non ha una famiglia da mantenere, né una figura paterna o maschile di riferimento, non ha nemmeno un lavoro di successo ed è la rappresentazione di una mascolinità perdente, intrappolata nel ruolo insoddisfatto del consumatore contemporaneo.


La crisi del maschio ieri e oggi
La crisi del maschio ieri e oggi

Tyler Durden, che poi non è altro che l’alter ego del narratore, egli stesso durante le sue notti insonni, rappresenta invece la mascolinità vincente e ribelle che, rifiutando lo status quo consumistico (“Non sei il tuo lavoro, non sei i tuoi soldi in banca, non sei la macchina che guidi, sei la canticchiante e danzante merda del mondo”) permette un riscatto dell’individuo ed attraverso la lotta fisica a mani nude e la sopportazione del dolore dà modo all’uomo di affermarsi come “maschio”, senza la necessità del riconoscimento egemonico del successo in termini lavorativi, romantici o sociali. Era la rivolta contro un sistema che offriva solo "un lavoro che odi per comprare cose di cui non hai bisogno".


Un film in cui il ruolo del corpo è centrale, con i combattimenti che avvengono sempre a torso nudo e con gli addominali di un Brad Pitt scolpito al massimo in evidenza, un manifesto crudo sulla crisi di identità del maschio alla fine degli anni '90 e le cui tematiche, 25 anni dopo, risuonano ancora più forte, in un contesto in cui la figura maschile continua a essere sottoposta a nuove pressioni e a incertezze crescenti.


Oggi l'uomo moderno, ancora più smarrito ed immerso in una società che mette in discussione i vecchi paradigmi di mascolinità, senza offrirne di nuovi e concreti, deve fare i conti con una nuova crisi d'identità e con la sfida di incarnare una mascolinità sana. Il maschio di oggi è più sensibile e consapevole delle sue emozioni, ma spesso si sente intrappolato in una società che gli richiede di essere forte e vulnerabile allo stesso tempo. La pressione per "essere un uomo" è ancora presente, ma ora si aggiunge l’aspettativa di essere un partner emotivamente disponibile, un padre presente e un cittadino socialmente consapevole.


In questo contesto, Tyler Durden non rappresenta più solo la ribellione contro il materialismo, ma il desiderio di rompere con una crisi esistenziale più profonda. Oggi, come allora, Fight Club ci costringe a riflettere su cosa significhi essere un uomo. Se il maschio degli anni '90 cercava di liberarsi dalle catene del materialismo attraverso l'autodistruzione, la violenza e l’anarchia, l'uomo di oggi sembra cercare un senso di appartenenza, in un mondo iper-connesso ed incline a femminilizzarlo.


L'uomo moderno è così alla ricerca di una nuova forma di virilità, che non sia definita dalla violenza o dal potere, ma da una più autentica connessione con se stesso e con gli altri.


Fight Club oggi è più rilevante che mai. Se negli anni '90 il problema era il consumismo, oggi è una crisi più profonda di identità e di ruolo. Il club di Tyler Durden ci ricorda, in modo estremo, che la vera sfida non è distruggere il sistema, ma ricostruire noi stessi in un mondo che cambia continuamente.


Forse, oggi più che mai, noi uomini abbiamo bisogno di riscrivere il nostro "Fight Club" personale, trovando un modo per conciliare forza e vulnerabilità, in una versione più equilibrata e umana della mascolinità.


Io ho cercato di darti la retta via, con il protocollo www.maschioalpha.com, ma sei TU che devi percorrerla.

 
 
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